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Dieci anni fa, quando il museo Jean-Honoré Fragonard ha aperto le sue porte, Jean-Baptiste Mallet era ancora un pittore poco noto. Da allora, il tempo ha fatto il suo corso. Alle opere raccolte da Jean-François Costa (circa trenta, tra cui l'enigmatica "La signora duchessa d'Angoulême presso la tomba dei suoi genitori, Luigi XVI e Maria Antonietta"), si sono aggiunte acquisizioni recenti come "La Fedeltà lo riporta" o "La Sonnambula" per svelare altre sue opere e far conoscere il pittore a un pubblico più vasto. A loro volta, hanno acquisito opere dell'artista il Museo Cognacq-Jay e l'Art Institute nel 2015, il Museo Fabre nel 2017 e il Metropolitan Museum of Art nel 2018; questo dimostra, qualora fosse necessario, l'interesse che il pittore suscita oggi nella comunità scientifica.
Nella Galleria di Sua Altezza Reale la signora duchessa di Berry, Féréol de Bonnemaison, curatore della Duchessa, pubblicò, nel 1822, le stampe dei suoi dipinti di Jean-Baptiste Mallet che accompagnò con un testo elogiativo ma anche con alcuni elementi biografici errati, da allora ripetutamente rimaneggiati e distorti. In seguito, la sua opera restò incompresa e spesso ridotta al solo corpus dei suoi primi guazzi. I fratelli Goncourt lo definirono, giustamente, "l'ultimo rappresentante del guazzo, arte tipica del XVIII secolo che non è sopravvissuta alla monarchia". Esponiamo quello che è, senza dubbio, il foglio di Mallet più datato (1780) giunto fino a noi. Il pittore lavorò effettivamente durante il regno di Luigi XVI, ma depose i suoi pennelli solo sotto il regno di Luigi Filippo, cinquantacinque anni dopo. Jean-Baptiste Mallet meritava una retrospettiva. Frutto di due anni di lavoro, questa mostra dovrebbe cambiare radicalmente il modo in cui questo pittore è percepito. La retrospettiva ambisce a smontare l'immagine di Mallet semplice “cronista della vita mondana” (Paul Guth) per mostrare quanto la sua opera fosse certamente più ricca e prolifica, ma anche più impegnata, più audace e più originale di quanto si creda. L'aggiornamento di numerosi documenti inediti conservati negli archivi delle Alpi Marittime, negli Archivi Nazionali e negli Archivi delle Belle Arti di Parigi permette, inoltre, di tracciare il percorso di una mente molto fine e anche molto coraggiosa. Sebbene sia sempre un po' complicato cercare di legare la vita personale di un artista ai soggetti che tratta, una serie di nuovi elementi familiari potrebbero spiegare le sue scelte. Mallet padre era originario di Le Cannet mentre il pittore nacque a Grasse, paese d'origine della madre, due anni prima di Marguerite Gérard e, come lei, ebbe un'infanzia sconvolta dalla prematura scomparsa del padre. Nella monografia che abbiamo dedicato a Marguerite Gérard, abbiamo mostrato come suo padre, maestro profumiere figlio d'arte, abbia improvvisamente lasciato moglie e figli per arruolarsi come soldato semplice nella Royal African Company. Il padre di Jean-Baptiste Mallet semplicemente scomparve, facendo in modo che sua moglie e i suoi figli non lo trovassero. La madre del pittore, tornata a Grasse dai suoi, gli Chéry, una buona famiglia ben radicata, crebbe da sola i suoi figli, uno dei quali fece la stessa avventurosa scelta del padre una volta raggiunta l'età adulta, interrompendo completamente ogni legame con i suoi fratelli. Uno dei fratelli maggiori, invece, decise di diventare pittore e, all'età di 24 anni, entrò nella bottega di Jean-Baptiste Marie Pierre e, due anni dopo, in quella di Restout figlio. Ormai la strada era tracciata e Jean-Baptiste non dovette fare altro che unirsi a suo fratello maggiore per entrare a sua volta nella bottega di Dandré-Bardon,
IL PERCORSO ESPOSITIVO SARÀ DECLINATO IN TRE SEZIONI
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I CONFINI DELL'INTIMO, SPECCHIO DELLA POLITICA
Questa prima parte del viaggio mostrerà come Jean-Baptiste Mallet si allontanò dalla strada maestra tracciata dai suoi modelli, Dandré-Bardon da Aix-en-Provence e Simon Julien da Tolone, pittori di storia appartenenti alla più pura tradizione accademica secondo cui la pittura doveva sostenere il potere politico, per scegliere la pittura di genere, e anche il guazzo, per essere il più vicino possibile alla cronaca politica. Ricevette la formazione adeguata per poter aspirare a seguire le orme dei suoi maestri ma fu insignito anche di un riconoscimento da parte dell'Académie dove studiò per quattro anni all’École du modèle. Qui ricevette, nel 1783, una medaglia per l'Académie conservata alle Beaux-arts di Parigi e che non era più stata esposta da allora. Il museo Jean-Honoré Fragonard presenta per la prima volta fianco a fianco il bozzetto e il dipinto finito di Titone e Aurora di Simon Julien, restaurato per l'occasione, solitamente esposti in due sale separate del Museo di Belle Arti di Caen. Con l'intento di capire quanto Mallet si nutrisse dell'opera del suo maestro, sembrava essenziale mostrare la prova d'autore di Julien, preparata quando anche Mallet viveva e studiava a casa dello stesso Julien. Al suo ritorno dall'Italia, però, il pittore scelse, segno dei tempi, la libertà di tono e di spirito della pittura di genere. I suoi primi soggetti dipinti a guazzo e "adattati all'ultimo gusto", che suscitarono una certa eco tra i collezionisti, non gli permettevano di distinguersi né di "ritrovarsi". Vennero la Rivoluzione e il decreto che affermò la legge salica ereditata dal medioevo dei tempi d'oro. In un momento in cui ogni minimo dettaglio della sfera intima era oggetto di dibattito pubblico, Mallet cambiò status dedicandosi all'attualità sociale. Le sue immagini di famiglie accampate in antiche rovine, malcelata metafora della Francia dell'Ancien Régime, non riecheggiavano più una certa nostalgia per una lontana età dell'oro ma trasmettevano un messaggio sedizioso.
LA LIBERTÀ DELLA DONNA FRANCESE
A partire dagli anni del Direttorio, Jean-Baptiste Mallet ricorse agli artifici della trasposizione per descrivere al meglio i francesi del suo tempo.
Divenne perciò facile parlare di presagi d'amore, di aspirazioni sensibili e inclinazioni emotive; vestiva i suoi personaggi con costumi antichi e decorava gli interni o le terrazze con donne ateniesi e oggetti presi in prestito dagli affreschi che erano appena stati scoperti a Pompei. Inoltre, Mallet svolse la sua ricerca sulle inclinazioni amorose e sulla poesia anacreontica avanzando a fari spenti sul sentiero pieno di fiori e putti percorso dall'amico Prud'hon.
Mallet, il cui incisore preferito era peraltro Prud'hon fils, mantenne per decenni un rapporto estremamente fruttuoso con Pierre-Paul Prud'hon, un'emulazione che non è indubbiamente estranea a quella descritta da Delacroix il quale assicurò che, oltre ai suoi allievi, "anche molti artisti affermati lo hanno elogiato.
Molto spesso trascurò il suo lavoro per aiutare con i suoi consigli e con la sua mano esperta un collega in difficoltà". Per piacere o per gioco, Mallet passava con evidente facilità da un universo all'altro; infatti, l'eroina de Il bagno gotico, presentato al Salon del 1810, trovò le sue estensioni talvolta in un universo che doveva tutto all'Olanda del Secolo d'Oro, come si nota nella scena del Museo di Belle Arti di Marsiglia, talvolta nelle elegantissime sale di suonatrici e giocatrici di carte.
Tuttavia, di fronte a queste figure femminili, alcune delle quali sono giovanissime e molto nude, lo spettatore prova a volte un certo imbarazzo di cui il pittore era necessariamente consapevole.
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